Ferma opposizione al progetto di fusione tra BEA e CEM.



Il Tar, con Sentenza n. 00287/2015 depositata in Segreteria in data 23 gennaio 2015, ha formulato alcune considerazioni in merito a Bea Gestioni spa che appaiono di fondamentale importanza per il processo di fusione tra Cem Ambiente e Bea.

Il Tribunale Regionale ha infatti sentenziato che Bea Gestioni spa non ha i requisiti per ricevere l’affidamento diretto del servizio di gestione dei rifiuti da parte dei Comuni o di società partecipate dai Comuni.


Il modello di affidamento scelto da BEA è il così detto “affidamento diretto a società mista pubblico/privato” (PPPI) ma, già un paio di anni fa, la stessa società ha adottato un piano industriale con il quale ha costituito Bea Gestioni spa alla quale ha dapprima affittato e poi ceduto il ramo di azienda che gestisce l’inceneritore di Desio.
Successivamente, la ditta, ha avviato una gara a doppio oggetto per dare vita al PPPI tramite la cessione di quote di capitale e una nuova riorganizzazione di alcuni servizi con gara articolata in tre lotti (costruzione di un impianto di compostaggio, fornitura/installazione/gestione di una turbina per l’inceneritore e, terzo lotto, revamping e gestione dell’inceneritore stesso). Dei tre, solo il secondo lotto è stato assegnato con la conseguenza che, ad oggi, Bea Gestioni spa non è più una società interamente pubblica in quanto il 10% delle azioni è posseduto dalla ditta privata Comef srl.
Con questo nuovo soggetto, BEA non è più conforme al dettato normativo per il Partenariato Pubblico Privato Istituzionalizzato in quanto, il partner privato, non ha compiti operativi di erogazione del servizio verso i comuni come previsto espressamente dalla legge.

In definitiva, per il Tar, Bea Gestioni spa non può ricevere legittimamente alcun affidamento diretto del servizio di smaltimento rifiuti da parte dei Comuni o da parte di Società partecipate dai Comuni. Quindi, l’Accordo Quadro Bea/Cem non è conforme alle norme vigenti laddove prevede l’affidamento diretto a Bea Gestioni.
Ne consegue che verrebbero a mancare al progetto di fusione sia le motivazioni ufficiali (mantenimento del controllo pubblico su tutto il cosiddetto ciclo dei rifiuti) che quelle reali (salvataggio forzato del vecchio inceneritore di Desio, altrimenti destinato alla chiusura o riconversione, grazie alla spazzatura dei Comuni soci di Cem).


Morale? Si spera vivamente che la sentenza del Tar porti non solo all’abbandono del progetto di fusione, ma anche all’abbandono definitivo della pratica dell’incenerimento a favore del perseguimento della strategia Rifiuti Zero favorendo la realizzazione di progetti che ci permettano di passare dalla produzione di 124 kg di rifiuti (media provinciale) ai 10 kg: un obiettivo pianificato per comuni lungimiranti.

Movimento 5 Stelle Brugherio

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